Premessa

Dopo i primi due articoli sull’ argomento equity control Articolo1 Articolo 2 , chiudiamo per quanto ci riguarda il cerchio.

Questo articolo è speciale. Raccontiamo di un portafoglio di soli sistemi su futures, avviato nel 2019, che è non è andato bene e di come lo abbiamo gestito.

I traders, per natura, preferiscono raccontare i successi e non gli errori o comunque le difficoltà. Almeno in questo vogliamo provare ad essere diversi, convinti che fare trading sia prima di tutto cercare di gestire il rischio e gli errori che inevitabilmente si commettono, anche dopo molti anni di esperienza sul campo.

Lo spunto è interessante per vedere un altro uso, quello fondamentale dal nostro punto di vista, del nostro sistema di equity control applicato questa volta all’equity di portafoglio.

Ad inizio 2019, abbiamo in batteria i nostri storici sistemi su azionario che hanno faticato nel 2017, pur con un risultato positivo e chiuso sostanzialmente a zero nel 2018 e alcune logiche su FIB e DAX, che tante soddisfazioni ci hanno dato in passato, ma che sono andate inesorabilmente riducendosi al lumicino.

Decidiamo quindi per il 2019 di mantenere la solita strategia azionaria e di affiancare una nuova strategia su futures messa insieme a 4 mani, pescando da logiche che non ci appartenevano, con criteri di rotazione e controllo, perdendoci in un labirinto di test e complicando ogni cosa all’inverosimile. La semplicità paga, ma come tante altre cose è facile dimenticarsene.

Gli errori

Preciso che gli errori fatti in questo portafoglio non sono da imputare alla bontà di sistemi terzi, ma a come noi abbiamo composto il portafoglio. Se usiamo oggi al 90% sistemi nostri non è perché riteniamo quelli dei colleghi che ce li hanno forniti, peggiori.

Ci siamo semplicemente resi conto che molto spesso dalla sola analisi del codice, curve e metriche di sistemi fatti da altri non si possono desumere tutte le informazioni necessarie. Pur non volendo, abbiamo messo insieme un frullatone di futures, facendo fitting di portafoglio, l’ottavo peccato capitale.

Sapevamo che la leva in campo era troppo elevata, che il rapporto rischio rendimento era troppo sbilanciato per essere reale, sapevamo anche che alcuni sistemi possono, per quanto li analizzi, nascondere insidie non facilmente identificabili, così come maneggiare sottostanti che non si conoscono bene.

Ma vale sempre il detto “i numeri se li torturi ti diranno sempre quello che vuoi sentire” .

Il Back Test

Cominciamo a vedere qualche grafico e come abbiamo nella realtà gestito le cose. Siamo a inizio 2019 e questo è il back test della strategia (al netto dei costi stimati).

Utilizziamo la comoda funzione di export della equity line di portafoglio di Portfolio Builder, in modo da poter poi applicare il nostro equity control sull’intera strategia.

NB. Il nostro sistema di equity control al momento in cui scriviamo ha un problema in via di risoluzione in Portfolio Builder. Genera gli start e stop corretti solo se lanciato su una curva alla volta. Noi effettivamente analizziamo sempre le curve singolarmente e quindi il problema per noi non si pone. Sicuramente a breve sarà risolto, producendo risultati corretti anche su selezioni multiple.

Come sono andate le cose.

Ora veniamo al dunque, ovvero come sono andate le cose in live sul portafoglio e come noi ci siamo comportati. Anche qui i dati sono al netto di costi commissionali e slippage, questa volta non stimati, ma reali.

Come si vede l’anno parte tutto sommato bene e fino a maggio non ci sono problemi particolari. Inizia poi una fase con Draw Down non significativi , con recuperi verso i massimi, che si protraggono fino ad Agosto.

Fino a qui seguiamo senza dubbi. Tutto è nei paletti di rischio fissati in partenza e le fasi laterali in reale non sono certo una sorpresa. Il nostro intento è sempre quello di partire con un portafoglio e mantenerlo fino a fine anno, salvo situazioni critiche.

Di pancia però cominciamo a notare che un certo numero di sistemi, molto filtrati, tendono a non essere mai in posizione sui movimenti importanti e gli ingressi cominciano a sembrare completamente randomici.

Inizia la sgradevole sensazione di vedere alcuni sistemi entrare ed avere subito un crampo allo stomaco, brutto segno. Ma non siamo trader di pancia e quindi teniamo la barra dritta.

Arriva il Draw Down.

Arriva poi quello che sarà un Draw Down inatteso.

Noi controlliamo costantemente con il nostro equity control la curva di portafoglio. Questo semplicemente per eliminare l’emotività delle decisioni e avere una lettura oggettiva dello stato delle cose.

Il momento di decidere.

A fine agosto abbiamo l’indicazione di stacco. Ora l’intento di mantenere il portafoglio fino a fine anno va messo necessariamente in discussione.

Di fatto la nostra stima del Max DD era del 20%. Consideriamo questo valore come l’unico vero e importante stop loss statico.

Al momento dell’indicazione di stacco il portafoglio perde circa il 12%. Qui e solo qui è necessario decidere cosa fare, con 2 opzioni:

  • Fermare il portafoglio ed attendere la sua ripartenza se e quando arriverà.
  • Riprogettare il portafoglio da zero e ripartire subito.

Fatte una serie di sofferte e necessarie valutazioni decidiamo per la seconda. Abbandonare il portafoglio e riprogettare da capo.

Avessimo invece optato per fermare il portafoglio ed attendere il restart, avremmo comunque evitato un Draw Down fatale, che avrebbe di fatto abbondantemente sfondato il limite di max DD del 20%.

In termini di gestione del rischio, a posteriori, direi che ne saremmo usciti bene in ogni caso. E questo dal nostro punto di vista non è poca cosa.

Il nuovo portafoglio.

Non più quindi un portafoglio azionario separato, ma un unico portafoglio azionario e futures, con bilanciamenti corretti tra le due componenti, di fatto riducendo notevolmente la leva di portafoglio e utilizzando al 90% logiche nostre.

Perchè di fatto, anno dopo anno, anche se con anni non facili, l’azionario è sempre la componente che porta a casa la pagnotta, ma nel 2019 la abbiamo affogata in un portafoglio di futures che movimentava controvalori troppo elevati.

A settembre avviamo il nuovo portafoglio che, con alcune minime revisioni a fine 2019, ci porta fino ai giorni nostri e ai portafogli dei quali abbiamo esposto le performance nei post precedenti.

Con il caro buon vecchio senno di poi, e quindi ragionamento che vale quello che vale, abbiamo trasformato il 2019 da un anno tutto sommato buono in un anno con un profitto risibile, considerando l’andamento del portafoglio futures e quello azionario, allora separati e sbilanciati. Ma in questo articolo ci concentriamo sulla sola componente Futures.

Tenendoli separati abbiamo perso di vista quello che doveva essere il corretto bilanciamento in termini di sottostanti movimentati, confidando troppo su criteri complessi di rotazione.

Nell’immagine sottostante l’andamento del nuovo portafoglio da settembre a dicembre 2019 (al netto di costi commissionali e slippage, reali).

Conclusioni.

Teniamo molto a questo articolo, perché siamo convinti che raccontare un anno difficile e come lo si è realmente affrontato sia cosa rara, ma decisamente utile per chi legge. Di figure sempre vincenti e performanti, che non sbagliano mai o con seri problemi di memoria a medio termine e amnesia totale a lungo, il Web straborda.

Il trading richiede un continuo sforzo di adattamento a mercati che mutano molto più rapidamente di un tempo e non sempre è facile.

Nel trading non si può mai sapere cosa è giusto fare, ma solo capire cosa è certamente sbagliato. E per quanto ci si impegni a realizzare simulazioni realistiche che non guardino al futuro, solo l’esperienza sul campo conta veramente. E a volte non basta ancora…

L’insidia principale è che si presta, spesso, una maniacale attenzione a come e quanto guadagnare e molto poca a come e quanto si perde. Siamo esseri umani e l’avidità annebbia sempre la vista.

Un’ altra trappola è quella di avere poca pazienza: dopo anni molto soddisfacenti in termini di risultati, attraversare un paio d’anni più modesti, ha fatto vacillare le nostre convinzioni, inducendoci a pensare che il nostro ‘approccio di fondo ai mercati, non fosse più sincrono con questi. Questo ha innescato una reazione a catena che ci ha spinto ad allargare orizzonti e strumenti con cui avevamo poca confidenza, nell’ansia di tornare presto ad essere in guadagno come prima (maledetta avidità…)…col risultato beffardo che, mentre le nuove logiche arrancavano, le vecchie tornavano ad essere sincrone con i mercati.

Altra considerazione: un sistema di equity control, non importa quale sia, basta che sia adatto ai nostri scopi, è secondo noi necessario. Non ci consente di fare sempre le scelte giuste. E non trasformerà un portafoglio perdente in vincente. Ma un criterio che accenda una luce rossa su quello che si sta facendo, è necessario. Non per dirci cosa fare, ma solo che è il momento di analizzare ed eventualmente intervenire.

Come abbiamo già detto negli articoli precedenti, una luce rossa su un singolo sistema va contestualizzata e non necessariamente porta nel nostro caso ad una azione. Ma uno stop di portafoglio non può mai essere ignorato, anche dove non si sono violati i paletti ti rischio inizialmente fissati.

Il nostro criterio, più la curva è regolare nel passato, più pretende che continui ad esserlo in futuro. Questa consapevolezza influenza il nostro modo di costruire il portafoglio, senza torturare i dati per avere la curva più regolare possibile nei back test.

Cerchiamo di non dimenticarci (e non è sempre facile) che se una cosa è troppo bella per essere vera, sicuramente è falsa ed il mercato è sempre pronto a ricordarcelo a calci in faccia.

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Lo studio dei mercati è un cammino senza un punto di arrivo: l’ingenuità degli esordi si arricchisce, prima di consapevolezza e conoscenza, poi di confusione e complessità. Solo il ritorno alla semplicità degli inizi, impreziosita dall’esperienza vissuta, consente di proseguire il percorso, consapevoli di non poter sapere mai del tutto cosa sia giusto fare, ma con la certezza di aver capito cosa sia sbagliato.

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