Che cosa si intende vendite allo scoperto, in gergo short selling?
Partiamo dall’inizio. Il mercato è costituito da due tipologie di attori:
- coloro che hanno una visione rialzista su un titolo e quindi lo comprano con la speranza di venderlo poi a prezzi più alti.
Questa è l’operatività long, che poi è l’operatività principale perché asseconda il bias naturale rialzista dei titoli azionari; - coloro che hanno visione ribassista su un titolo e decidono di “puntare” sul ribasso dello stesso: operatività short. Per attuare questo tipo di investimento ci sono diversi strumenti utili, tra cui la vendita allo scoperto o short selling.
Operare SHORT significa vendere un titolo che non si possiede (allo scoperto) con l’intenzione di ricomprarlo dopo qualche tempo, ad un prezzo inferiore. Il guadagno sarà così generato dal ribasso del titolo (quindi esattamente l’opposto dell’operare LONG).
Se si apre una posizione di vendita allo scoperto e la si chiude entro la fine della giornata borsistica, si parla di SHORT INTRADAY.
Se si prolunga la posizione per più giorni, magari per sfruttare un movimento ribassista di più ampio respiro, si parla di SHORT OVERNIGHT.
Nel caso di titoli azionari, aprire una vendita allo scoperto comporta necessariamente l’accensione di un “prestito titoli” da parte della propria Banca/Broker.
Un esempio aiuterà a capire meglio.
Decido di vendere allo scoperto il titolo azionario XY al prezzo 10€ perché ritengo che scenderà. La Banca/Broker mi accredita sul conto il risultato della vendita fittizia di XY, vendita “fittizia” perché di fatto io non possedevo il titolo in questione (per questo si parla di prestito titoli): tale accredito è vincolato al mio conto per l’intera durata della operazione.
Supponiamo ora che la quotazione del titolo XY crolli a 7€ e che io decida di chiudere la mia operazione: acquisterò il titolo a 7€, con un guadagno di 3€ per azione, dato dallo scarto tra il prezzo di vendita di apertura posizione, 10€ e il prezzo di acquisto di chiusura posizione, 7€.
Si nota dunque come l’operatività short sia esattamente speculare a quella long (esempio: compro il titolo Z al prezzo di 5€ per poi rivenderlo quando la sua quotazione raggiunge 8€, guadagnando lo scarto tra il prezzo di vendita e quello di acquisto, ovvero 3€ per azione). Quando si chiude un’operazione long, si vende e per forza di cose il titolo scende; quando si chiude un’operazione short, si compra e per forza di cose il titolo sale (si compra…). Due facce della stessa medaglia.
L’unica differenza, relativamente ai titoli azionari, è rappresentata è che, mentre è possibile operare al rialzo con o senza leva finanziaria, quindi con o senza prestito titoli, per operare al ribasso si è sempre costretti ad utilizzare la leva e quindi ad accendere un prestito titoli.
Tale prestito sarà gratuito nel caso di short intraday, mentre avrà un costo giornaliero (variabile da broker a broker, anche in funzione della leva impiegata) nel caso di short overnight.
L’operatività short, al pari di quella long, è alla portata di qualunque trader o investitore privato; non si pensi che sia appannaggio solo di grossi big players o speculatori di alto calibro. Qualunque banca/broker specializzato nel trading online consente questo tipo di operatività.
Lo short selling, proprio perché presuppone un investimento “innaturale”, ovvero orientato ad un movimento ribassista del titolo o del mercato, viene spesso considerato come bieco e speculativo, nelle accezioni più negative dei termini.
Saltuariamente può essere oggetto di divieti temporanei, sanciti dalla autorità di vigilanza e controllo come la Consob.
Nel prossimo articolo analizzeremo la ratio dietro questo tipo di divieto soffermandoci sugli effettivi benefici che produce o non produce….