Dopo aver spiegato cosa si intenda per vendite allo scoperto e quale sia la nostra opinione sul divieto temporaneo di short selling, passiamo ad analizzare l’impatto che tale divieto può avere su un portafoglio di trading systems.
Ipotizziamo un portafoglio ben diversificato, sia lato strumenti (azionario/obbligazionario/materie prime), sia lato operatività (long/short), sia lato ottica operativa (intraday/overnight).
Un portafoglio composto da 30 trading systems operanti su:
- azioni italiane, sia short che long;
- index futures europei (FTSEMib / Dax), sia long che short;
- financial futures europei (Bund / BTP), sia long che short;
- commodity futures americani (Oro / Rame / Platino), sia long che short.
I pesi del portafoglio sono rappresentati nell’immagine sottostante.

Analizziamo l’andamento del portafoglio dal 2005 ad oggi, al netto di costi (commissioni, tobin tax, prestito titoli, slippage), ipotizzando che non ci sia mai stato un divieto di vendita allo scoperto. In questa sede non ci interessa esaminare il capitale impiegato, il rapporto rischio/rendimento del portafoglio, i rendimenti o il drawdown. Esaminiamo i risultati storici solo nell’ottica di confronto tra operatività short inibita e non inibita nei periodi di divieto.
Ecco i risultati, con evidenziati i periodi in cui il divieto è entrato in vigore.

Adesso, invece, analizziamo i risultati nel medesimo periodo, inibendo, da codice, l’operatività short sulle azioni italiane nei periodi in cui è stato introdotto il divieto. In questo modo possiamo non solo valutarne l’impatto sul nostro portafoglio, ma sopratutto produrre dei backtest il più realistici possibile.
Nel precedente articolo ho riportato le date precise in cui la CONSOB ha introdotto il divieto. Non resta quindi che scrivere nel codice dei trading systems, prima della sezione che disciplina l’apertura di una vendita allo scoperto, un’istruzione specifica che inibisca gli ingressi short nei range di date desiderate.
Dal momento che il divieto è stato introdotto in momenti diversi, a seconda della natura dei titoli azionari (industriali o bancari), l’istruzione del codice dovrà essere diversa a seconda delle date di introduzione del blocco short, diverse tra titoli industriali e titoli azionari.

Ecco quindi i risultati del medesimo portafoglio, tenendo conto del divieto di short selling, che nella realtà avremmo dovuto rispettare; questi periodi sono evidenziati nell’immagine sottostante:

Come possiamo notare, analizzando i periodi oggetto del divieto, l’impatto che questo produce sui rendimenti annuali non è così drammatico: il portafoglio riesce comunque ad essere performante, negli anni 2008-2009, 2011-2012 e nei mesi di marzo,aprile,maggio 2020.
Questo essenzialmente perché:
- Il divieto viene introdotto abbastanza in ritardo rispetto ai crolli dei mercati, per cui il portafoglio, nella sua componente short, riesce comunque a cavalcare parte dei movimenti ribassisti.
- Il ritardo del divieto, paradossalmente può aiutare il portafoglio nelle sedute immediatamente successive alla sua introduzione: spesso, dopo forti crolli, i titoli entrano in una fase di congestione (prima di ricominciare il crollo o invertire) ricca di falsi segnali; il non poter operare al ribasso, mette al riparo da eventuali falsi segnali.
- Se il portafoglio è ben congegnato, la sua copertura di fronte a crolli repentini, non viene solo dalla parte propriamente short, ma anche da altre componenti normalmente inversamente correlate all’azionario: si pensi, ad esempio, alla parte obbligazionaria o alle materie prime. Ovviamente, in momenti di panic selling generale, le correlazioni tra un comparto e l’altro possono anche saltare, ma si tratta comunque di fasi transitorie, difficili da prevedere e gestire, e che poi normalmente rientrano.
In conclusione
Che il divieto delle vendite allo scoperto non abbia molto senso, è stato già ampiamente discusso.
Tuttavia, essendo un provvedimento dal quale il trader non può sottrarsi, non c’è che prenderne atto ed adeguarsi. Fortunatamente, come dimostrato in questo articolo, se un portafoglio è costruito cum grano salis, il divieto, e la conseguente operatività limitata, non affossano la performance, anche in periodi di forti crolli.
Insomma, tanto rumore per nulla…