Come ho spiegato nell’articolo precedente, il nostro interesse per il Bitcoin è pari a quello verso qualunque altro strumento che abbia una certa decorrelazione, volatilità e possibilità di essere tradato in maniera sistematica automatica.

Non ci interessa né fare i cassettisti di criptovalute, né trades alla “wolf of Wall Street”.

Non ci importa come è stato creato il Bitcoin, da dove viene e dove andrà.

Quello che conta è poterlo sfruttare in ottica di portafoglio, possibilmente tramite uno strumento che mi permetta di modulare la size e di attuare un trading automatico, se possibile senza complicarsi la vita con wallet, exchange ed apertura di ennesimi account.

Il future BTC quotato sul mercato CME, come visto in precedenza, è servito per dare il “la” alla fase di progettazione. Tuttavia, per i nostri scopi non va bene: il future ha una dimensione troppo grossa (acquistare un contratto, significa muovere un controvalore pari a 5 volte il valore del Bitcoin) ed espone a rischi elevati, impossibile da tollerare, vista la volatilità del sottostante. Soprattutto con i prezzi di queste ultime settimane.

Serve qualcosa per “anestetizzare” la volatilità, in modo da poter sì sfruttare i trend rialzisti della criptovaluta, ma nello stesso tempo non rischiare di bruciare il conto.

Gira e rigira, la soluzione arriva, ancora una volta, almeno per noi, grazie a Directa.

La SIM permette infatti di assumere posizioni sul Bitcoin tramite un CFD quotato sul mercato LMAX.
Un contratto del CFD XBTUSD vale 1 centesimo del valore del Bitcoin, consentendo quindi quella modulazione delle size essenziale ai nostri scopi. Altra caratteristica è che la marginazione prevista è pari al 50% del controvalore investito.

Ripeto ancora una volta: non vogliamo costruire un trading system magico che faccia operazioni da +100%, non vogliamo sbancare con le criptovalute; quello a cui aspiriamo è inserire in un portafoglio diversificato, un asset completamente decorrellato; uno strumento che possiamo trattare quasi come se fosse un’azione, investendo sempre a capitale costante e decidendo noi il suo peso (in base delle altre forze in gioco nel portafoglio e alla sua capienza). Tutto questo è possibile realizzarlo con il CFD.

Tuttavia, anche in questo caso, lo storico, come quello del future, è limitato (il certificate nasce nel 2018). Abbiamo quindi acquistato lo storico del Bitcoin per costruire, testare e validare la nostra logica trend following, da tradare poi mediante CFD.

Analisi generale del sistema e delle sue metriche

La logica in questione calcola, partendo dalle barre del grafico, due livelli di volatilità, i quali generano segnali di ingresso e di uscita: si apre una posizione long al superamento della banda superiore; si chiude l’operazione alla violazione della banda inferiore. Nessun altro filtro o stop loss, eccetto quello dinamico rappresentato dalle bande di volatilità.

Il sistema è un long only overnight.

Si applica al grafico del Bitcoin con candele di 15 minuti, su una custom session che va dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:00 alle ore 18:00 fuso italiano. Per maggiori dettagli rinvio all’articolo precedente.

Ipotizziamo, come se fosse un’azione, un lotto fisso di 10.000$ per ogni trade: ogni volta che scatterà un segnale di acquisto, verrà comprato un numero di contratti CFD pari al nostro controvalore base definito. In altre parole, nel fittizio paragone con il mondo azionario, il numero di contratti CFD sono l’equivalente del numero di azioni che compreremmo, ad esempio, se il tal giorno volessimo investire 10.000$ in Apple.

Il grafico sottostante, elaborato da Portfolio Builder, mostra l’open equity del sistema dal 01/01/2012 al 31/03/2020, al lordo di costi e commissioni.

Nella tabelle sottostante, invece, le principali metriche del sistema. Notiamo come Profit Factor ed Average Trade si attestino su valori più che soddisfacenti. Il Percent Profitable è inferiore al 50% (come ci si aspetta da un sistema trend following), ma è compensato dal Win Loss Ratio che è pari a 4,7 (ovvero il guadagno medio di un’operazione vincente è pari a 4,7 volte la perdita media di un’operazione perdente).

Analisi del Drawdown

Se si osservano le metriche, notiamo che il massimo drawdown plottato, il “Max DD intraDay MAE” (per approfondimento, leggere qui) è pari a 13.934,6$, mentre il “Max DD (Det)” è 22.104,4$.

Il lettore potrebbe quindi storcere il naso, sostenendo che un sistema che investa un capitale fisso di 10.000$ a trade e che realizzi un drawdown superiore (addirittura il doppio nel caso del detailed) al capitale investito, sia insostenibile.

In realtà, questi drawdown importanti, si concretizzano come restituzione di parte del gain realizzato su imponenti movimenti rialzisti, che mentre si sviluppano, generano un enorme ampliamento dei livelli di volatilità del sistema. Sono quindi drawdown rilevabili ragionando dal punto di vista dell’Open Equity.

In particolare, il DD di 22.104,4$ realizzato nello storico oggetto di esame, scaturisce da un trade aperto il 13/03/2013 e chiuso l’11/04/2013: nel picco di guadagno in Open Equity, il trade ha raggiunto i 46.500$, per poi chiudere a 26.435$. Da qui nasce il DD sopra discusso.

Se osservassimo invece la Close Equity (grafico sottostante, elaborato da MultiCharts), il “Max DD (CtC)“, risulterebbe pari a 5.265,9$.

Ecco quindi che, secondo noi, per strumenti con tale volatilità, aggraditi in ottica trend following, non è corretto ragionare in ottica di Open Equity: per cavalcare uno strumento con logiche trend following, per forza di cose, saremo sempre dentro il mercato, accettando una restituzione dei gain potenziali, proporzionata alla violenza del movimento rialzista. E’ il contrappasso per potere “prendere il treno prima che parta e rimanerci a bordo”.

Nell’esempio del trade citato, occorre accettare che non sarebbe stato possibile realizzare il profitto massimo della posizione. Bisogna accettarlo; viceversa, si può mettere mano al codice ed inserire filtri e regolette per cercare di massimizzare i profitti, comprando sui minimi e vendendo sui massimi. Noi crediamo che questa sia un’utopia, che come risultato pratico immediato, porti solo a snaturare il sistema ed infine a distruggerlo.

Un ultima considerazione doverosa è che nessuno dovrebbe ragionare in ottica di trading su un solo strumento con un solo trading system. Considerazioni generali sulla bontà/sostenibilità del singolo sistema vanno fatte, ma la valutazione finale, va sempre considerata in ottica di portafoglio.

Valutazioni finali

I risultati esaminati nello storico a nostra disposizione ci sembrano incoraggianti. L’esame della validazione è per noi superato dal momento che si tratta di una logica “atavica” che funziona, con le opportune tarature, su una moltitudine di strumenti, i più disparati (azioni, futures index, commodity, obbligazionari). Primo indice di robustezza della logica.

Inoltre modificando la custom session, rimanendo negli intorni orari, o modificando i parametri per il calcolo dei livelli di volatilità, notiamo una sostanziale tenuta delle metriche del sistema. Secondo indice di robustezza della logica.

Ancora, confrontando la volatilità del trading system a capitale costante (nel grafico sottostante, rappresentata dalla curva gialla) con quella del Bitcoin (nel grafico sottostante, rappresentata dalla curva blu), nello stesso arco temporale, possiamo notare come sostanzialmente l’equity del sistema cresca in modo costante, senza patire le “follie” (intese come imponenti e repentine salite/discese) del Bitcoin. Terzo indice di robustezza della logica.

Anche se promosso, il sistema durerà in eterno? La risposta è: NO. E quando smetterà di essere coerente con i risultati dello storico, sarà probabilmente perchè il Bitcoin avrà cambiato la sua natura. Quello che il trader sistematico deve sforzarsi di pensare è che non è lui ad essere un bravo costruttore di sistemi; è il mercato che gli “acconsente”, temporaneamente, di guadagnare, e così come glielo permette, ad un certo punto, decide di smettere di farlo. Punto. Il trader deve prenderne atto ed agire di conseguenza, volgendo la sua attenzione altrove o cercando di indagare il cambiamento fatto dal sottostante particolare.

La stima dei costi

Possiamo quindi fare un ulteriore passo in avanti e stimare i costi a cui andremo incontro utilizzando il CFD.

Sappiamo che la commissione di intermediazione applicata da Directa è lo 0,2% del controvalore in acquisto e in vendita. A questo dobbiamo aggiungere l’inevitabile slippage.

Dopo aver effettuato un’attenta analisi del book del CFD, abbiamo stimato uno spread medio tra denaro e lettera pari a 0,1833%. Quello che abbiamo anche notato è che all’aumentare del valore del Bitcoin, lo spread sembra rimanere costante. Tuttavia, per i test, occorre tenere presente che minore è il valore del Bitcoin, più contratti CFD si è costretti a comprare e questo dovrebbe influenzare negativamente lo slippage sofferto.

Questa considerazione ci porta a riflettere che se il Bitcoin dovesse tornare a valori molto bassi, il CFD non sarebbe più lo strumento ideale per il trading systems. A quel punto, probabilmente converrebbero il futures o altri strumenti. Ma siccome noi vogliamo analizzare il sistema considerando anche i costi (per vederne l’impatto), fittiziamente ipotizziamo di aver tradato sempre con il CFD ed inputiamo, alla luce delle considerazioni sopra fatte, un costo di 80$ round turn per ogni operazione a lotto fisso di 10.000$.

L’average trade lordo, così come dalle metriche sopra esposte, è di circa 460$, quini in grado di assorbire i costi stimati.

Il trading system finito, al netto dei costi, nel periodo oggetto di test (01/01/2012 – 31/03/20) genera i seguenti risultati (ricordo che ogni trade prevede l’acquisto di un controvalore pari a 10.000$, che grazie alla marginazione, comporta l’investimento del 50% del controvalore, ovvero 5.000$):

Come si può notare non si diventa ricchi con questo sistema, ma del resto non era quello a cui ambivamo. Tuttavia, considerando anche il modesto capitale investito, notiamo come il trading system riesca a fare molto bene quando il sottostante si muove con decisione direzionale, senza fare danni nelle fasi in cui il sottostante non collabora.

Diamo un’occhiata a come si è comportato in real trading, a partire da aprile 2020. Il grafico sottostante mostra l’open equity del sistema, tradato sul CFD messo a disposizione da Directa, al netto di slippage e commissioni.

Nel prossimo articolo, andremo ad analizzare l’apporto che questo sistema può dare all’interno di un portafoglio, vero nostro punto di arrivo di tutto questo studio.

Vi anticipo già che il responso è positivo. Ad essere onesti, nonostante questo, non lo abbiamo “attaccato” subito. Abbiamo passato qualche mese ad osservarne l’andamento, analizzando costantemente lo spread denaro lettera del CFD.

Ci siamo decisi a partire con il real trading nel mese di novembre 2020. Come abbiamo ripetuto più volte non puntiamo a trade da +100%, però se capitano, fastidio non danno…e per una volta, il Fato è stato dalla nostra parte, realizzando quello che per noi è il record assoluto, in termini di performance (potenziale) di una sola posizione….

Ovviamente poi il Bitcoin è venuto giù e parte del gain è stato lasciato per strada, in perfetta coerenza con quanto ci si aspetta da un sistema trend following e come ampliamente descritto in quest’articolo. La posizione si è dunque chiusa con un gain netto del +83,62%.

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Lo studio dei mercati è un cammino senza un punto di arrivo: l’ingenuità degli esordi si arricchisce, prima di consapevolezza e conoscenza, poi di confusione e complessità. Solo il ritorno alla semplicità degli inizi, impreziosita dall’esperienza vissuta, consente di proseguire il percorso, consapevoli di non poter sapere mai del tutto cosa sia giusto fare, ma con la certezza di aver capito cosa sia sbagliato.

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